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Caglieri (Cp) candidato presidente al Quartiere: «prima le famiglie italiane»

Casa Pound presenta il candidato alla presidenza di Quartiere

Christian Caglieri, 47 anni , padre di tre figli, impegnato nel volontariato verso le famiglie italiane in difficoltà

Sicurezza, lotta al degrado nelle periferie, chiusura del campo rom del Poderaccio, case popolari prima agli italiani,  via gli stranieri con condanne penali i punti principali del suo programma

Christian Caglieri, è il candidato presidente di Quartiere nelle file di Casa Pound, movimento nazionale che tra plausi e critiche, si è affacciato già da qualche anno anche nel nostro quartiere, facendo sentire la propria voce soprattutto su tematiche inerenti al sociale e alla sicurezza.  Isolottino, 47 anni, padre di tre figli e professione tassista, è impegnato da anni nel volontariato in favore delle famiglie italiane in difficoltà del territorio, delle persone rimaste sole e delle vittime delle burocrazie

«Mi candido per rendere il Q4 un posto più sicuro e vivibile – ha annunciato Caglieri – Voglio operare al fianco dei miei concittadini per risolvere i loro disagi abitativi, sociali e strutturali». Andiamo quindi  a conoscerlo in tre domande.

Il vostro movimento si è occupato fortemente nel quartiere del tema della sicurezza:  quali sono le battaglie che avete portato avanti e quali quelle su cui ritenete necessario agire?
«Inutile nascondere che negli ultimi anni i maggiori disagi per quanto riguarda la sicurezza siano stati causati da immigrati irregolari. Abbiamo seguito da vicino il comitato delle mamme, le quali hanno denunciato lo spaccio di eroina a basso costo da parte di stranieri clandestini, affrontando l’argomento in maniera decisa, costringendo l’amministrazione a un maggior controllo del territorio. Noi riteniamo che gli immigrati che vengono condannati in via definitiva, regolari o meno, debbano essere immediatamente espulsi secondo le leggi vigenti. Proponiamo un maggior controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, integrate da cittadini volontari adeguatamente preparati».

Casa Pound all’Isolotto ha seguito in questi anni anche il tema della disabilità. Vengono in mente  per esempio, due casi legati alle barriere architettoniche su cui siete intervenuti: il disabile in via Simone Martini, intrappolato da un marciapiede alto sotto casa,  e la passerella dell’Isolotto, di difficile attraversamento per alcune carrozzine. La situazione com’è adesso? Quali sono le cose che ancora c’è da fare?

«Esatto, siamo riusciti a sbloccare situazioni a dir poco incresciose con azioni mirate, noi siamo questo: fatti non parole. C’è tanto altro da fare e lo faremo, i cittadini possono rivolgersi al nostro “sportello al cittadino” sempre aperto e noi saremo pronti ad intervenire»

Più in generale avete mostrato una forte attenzione alle tematiche sociali. Quali sono le maggiori criticità a livello locale?
Il sociale è la nostra missione: c’eravamo prima, ci siamo durante e ci saremo dopo le elezioni, comunque vadano. Siamo al fianco dei più deboli, al fianco di quelle periferie ormai abbandonate dalla sinistra. Distribuiamo pacchi alimentari alle famiglie italiane in difficoltà, monitoriamo l’assegnazione delle case popolari che sistematicamente vengono assegnate a stranieri e non a famiglie italiane. Vogliamo la chiusura immediata del campo rom del Poderaccio. In cima alla nostra graduatoria ci saranno sempre le famiglie italiane».

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