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Giornata del Ricordo, Le tracce degli esuli all’Isolotto

La Giornata del Ricordo commemora i martiri delle Foibe. Molti luoghi delle città italiane raccontano il dramma degli esuli.

Anche all’Isolotto ci sono tracce del passaggio e della vita degli esuli.

Solo nel 2004 è stata istituita la Giornata del Ricordo. E nonostante siano trascorsi già 15 anni da quella storica data, tuttora sussistono polemiche, delle frange estreme, per quanto minimali, persistono ancora nel voler ridimensionare, rinnegare, riscrivere la storia. Il Cpa di Firenze Sud, come di consueto, espone sfacciatamente le bandiere della Jugoslavia titina. Nei giorni scorsi ha scatenato l’ira della rete un commento dell’Anpi Rovigo su Facebook: “Sarebbe bello spiegare ai ragazzi delle medie che le foibe le hanno inventate i fascisti, sia come sistema per far sparire i partigiani jugoslavi, che come invenzione storica. Tipo la vergognosa fandonia della foiba di Basovizza”.

È stato un cammino tortuoso verso la verità. La resipiscenza collettiva di un dramma rimosso. Una presa di coscienza, una voglia di chiarezza certificata dal buon risultato di Red Land, film in onda venerdì sera da Rai Tre e, come raccontato da Isolotto Legnaiaproiettato a Firenze allo Spazio Alfieri a novembre. 870000 i telespettatori, uno share del 3,7%: considerata la concomitanza del Festival si tratta di un indubbio successo.

Gli esuli all’Isolotto

Tutt’oggi sono ancora molti i luoghi delle città che raccontano il dramma degli esuli. Alcuni dei circa 350 mila giuliani, fiumani e dalmati sono passati dalla Toscana. Alcuni di questi sono diventati volti noti. È il caso Mario Andretti che da Pola si ritrovò a Lucca dove crebbe in un’officina meccanica per poi diventare un campione della Formula Uno.

A Laterina venne istituito un centro di raccolta dove transitarono circa 30 mila persone. Un centro con analoghe funzioni a Firenze nell’ex monastero di Sant’Orsola.

Ancor più evidente il segno dell’arrivo degli esuli all’Isolotto, quartiere che ha accolto, assorbito e integrato gli italiani che avevano bisogno. È il caso di Viale dei bambini dove si trovano le case in cui furono alloggiati gli esuli che nel corso degli anni sono andati a mischiarsi al tessuto umano e sociale.

In una bella pagina di La Firenze della Ricostruzione Enrico Nistri scrive: “A differenza degli altri rioni popolari della città, con tradizioni secolari – come Santa Croce o San Frediano – o comunque costituitisi, nel corso dei decenni – come Rifredi – intorno a comuni realtà lavorative, l’Isolotto aggregò sin dalla nascita gruppi sociali eterogenei, in cui accanto ai fiorentini sfrattati dai quartieri centrali, erano numerosi gli immigrati meridionali, i profughi istriani e dalmani, gli alluvionati del Polesine”. 

Una saldatura, una comunione tra gli ultimi che ha formato l’anima e l’identità dell’Isolotto. Una comunità che ha saputo riassorbire le ferite della guerra e del dopoguerra.

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Lorenzo Somigli

Giornalista, copywriter, ufficio stampa, social media manager. Innamorato della parola. Mai smettere di comunicare!

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One Comment

  1. il comportamento dell’anpi (volutamente minuscolo) la dice lunga sul livello di inconsistenza mentale di certa gente che,per dirla tutta, non ci fossero stati gli alleati saremmo tutti a parlare tedesco o russo, certo non italiano . Si vergognino simili fecce

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