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Martina Frizzi e Silvia Innocenti due (quasi) architette per l’Isolotto

Martina Frizzi e Silvia Innocenti sono due specilizzande in Architettura del Paesaggio, che dopo un percorso partecipativo con i residenti dell’Isolotto hanno elaborato un progetto per interconnettere le aree verdi

25 anni e un progetto concreto per rendere l’Isolotto ancora più a misura d’uomo. E di bambino. Martina Frizzi e Silvia Innocenti, due giovani agronome, porteranno il prossimo mese questo progetto come tesi, grazie al professor Francesco Ferrini, tesi che le consacrerà architette paesaggiste. «All’Isolotto c’è una grande concentrazione di aree verdi, ma sono poco connesse – spiegano le due specializzande in architettura del paesaggio –. Da qui l’idea di un progetto di riqualificazione che sviluppi l’interconnessione e la mobilità dolce. La tesi si incentra sull’Isolotto, nel triangolo compreso tra via dell’Argingrosso, via Canova e Montagnola. Si tratta del cuore verde del quartiere, dove si può davvero creare un sistema di verde connesso, abbandonando la macchina».

«L’idea è nata durante l’esperienza di tirocinio che abbiamo fatto insieme al dottor Ciro degli Innocenti, ex responsabile della gestione verde del Quartiere 4 – continuano Martina Frizzi e Silvia Innocenti –. Abbiamo proceduto così a un percorso partecipato, interpellando i residenti tramite un questionario su internet per capire quali fossero le problematiche più sentite. Abbiamo avuto una risposta al di là di ogni aspettativa: più di duecento risposte in due giorni»martina-frizzzi-silvia-innocenti-2

«Ciò che è emerso maggiormente è stata la scarsità di percorsi ciclopedonali tra le aree verdi e altri luoghi fondamentali della vita quotidiana. O per meglio dire l’eccessiva frammentazione e la mancanza di un’interconnessione di questi percorsi. Da qui l’obiettivo, di sviluppare un percorso che interconnetta tutte le aree verdi del quartiere utilizzando i corridoi ecologici dell’Arno e della Greve. Non è secondario poi il fatto che questi corridoi, oltre a creare zone verdi più dinamiche per gli uomini, lo diventano anche per la fauna selvatica urbana: andiamo perciò a lavorare sulla riduzione degli ostacoli fisici e percettivi. Positiva, per esempio, in questo senso la mozione approvata recentemente in Quartiere sull’area barbecue all’Argingrosso».

«Altra problematica su cui il progetto va a risolvere è l’individuazione di strumenti per vivere durante tutto l’arco della giornata, notte compresa, i giardini. Attraverso, ad esempio, una maggiore illuminazione e un maggior controllo contro il degrado. Va da sé che portare le aree verdi a essere maggiormente vissute e frequentate, vuol dire di per se stesso aumentarne il controllo: diventano i frequentatori stessi i controllori dell’area; ne conseguirebbe perciò una diminuzione generale del degrado. Si potrebbe così da una parte dare una risposta ai problemi segnalati dalla popolazione e dall’altra vivere in maniera alternativa le aree verdi per sfruttarle a pieno».

«C’è stato un forte interessamento dei media e delle Istituzioni locali – concludono con orgoglio le dottoresse –. Dopo la discussione, presenteremo la tesi, come ci è stato richiesto,  anche in Consiglio di Quartiere. Ma la cosa che più ci preme è che il nostro progetto possa tradursi in una vera e propria realizzazione da parte del Comune. Il fatto che sia l’Amministrazione che i cittadini si siano subito interessati è un segnale positivo».

 

La nostra attività è possibile anche grazie al sostegno di queste attività di quartiere
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