Bianca, storia di una trans #1

Siamo andati a intervistare Bianca per conoscere la sua storia e quella di centinaia di trans che ogni giorno vengono discriminate.
Bianca è una delle tante ragazze dell’Isolotto, nata e cresciuta in questo quartiere. Ha 22 anni, lunghi capelli corvini, grandi occhi scuri, una vita travagliata alle spalle. E un pene.
Racconti brevemente la tua storia?
Sono nata 22 anni fa a Firenze. Sono nata da una donna rom, in ospedale, e lì sono rimasta 6 mesi. Mi rivolgo a me stessa come fossi una femmina, ma in realtà sono ormai un giovane uomo. Insomma, dopo qualche mese che sono nata, sono stata affidata alla mia attuale famiglia italiana. Ai miei 18 anni abbiamo fatto una adozione civile e adesso ho due cognomi, un nome sulla carta d’identità che non mi rappresenta, e un nome che mi appartiene totalmente. Oggi ho scelto di chiamarmi Bianca. Bianca, che non significa solo purezza nel senso di verginità, ma lealtà. Lealtà verso me stessa.
A che età hai capito che nonostante tu abbia un corpo maschile, sei una donna?
Non esiste un età per tante cose, né per capire se si è uomini, donne, transessuali o travestite. Io sono semplicemente nata, ed è così che la terra ha voluto accogliermi, senza paura, senza porsi dubbi… In Italia, quello che ho notato è che le persone sono poco abituate a mettersi nei panni degli altri e credo che sia questo a fare la differenza. E’ questo che distingue una persona buona o cattiva? No, semplicemente questo è quello che distingue una persona da una non persona.
Chiariamo la cosa: tu non sei un’omosessuale, sei una donna.
Innanzi tutto c’è da distinguere il genere sessuale, il genere di appartenenza (uomo, donna, trans), e poi l’ orientamento sessuale: lesbica, gay bisessuale. Io sono un uomo, che si sente perfettamente a suo agio con usi e costumi del sesso opposto. Geneticamente sono un uomo, mentalmente sono più donna che uomo, vesto come una donna e faccio sesso come un uomo gay. O come lo farebbe un uomo etero con il fetish del travestitismo.
Non sei neanche propriamente transessuale…
No, non sono una transessuale. Sono dotata di una fortissima sensibilità, sono una persona borderline (come la maggior parte delle transessuali e travestite), sono fortemente empatica. Nel disturbo borderline, un forte sintomo è la depersonalizzazione. Nel 2012 decisi di cambiare completamente sesso, di operarmi e di avere una vagina. Poi ho cambiato idea un’altra volta. Decisi che non avrei rimosso il mio pene. Per sei mesi nel 2014 ho preso ormoni femminili e adesso ho un po’ di seno. Piccolissimo, che psicologicamente mi distrugge. Neanche gli ormoni maschili funzionano per tornare indietro. Non ho semplicemente una disforia di genere, sono una persona borderline. Sono più una persona camaleontica che semplicemente o ‘’uomo’’ o ‘’donna’’. Il mio equilibrio sta nel non avere un equilibrio ben preciso.
Eppure non vorresti cambiare sesso. Perché?
Questa è una domanda interessante. Oggi, tu che stai leggendo, anche tu hai scelto di non cambiare sesso (o forse si!?), anche se inconsapevolmente, perché una possibilità ce l hai, anche se non lo sai per colpa dell’ignoranza.
La gente come si rapporta con te? Ti tratta come un essere strano, esotico? Oppure con compassione, o con diffidenza?
Nella prima parte della mia vita fino ad oggi ho avuto pochi amici, ma ricordo bene le prese in giro, ricordo chi mi prendeva in giro. I compagni di classe, i miei coetanei, e anche i loro genitori. E questa è la cosa più grave e più triste. Io da sempre mi sono vestita da donna, ma lo facevo solo quando potevo. A un certo punto ho deciso di fregarmene ed essere me stessa. Da quel momento anche l’ambiente intorno a me è cambiato. Tutto è diverso, più simile e adatto a me, che il contrario
È possibile per una trans avere una vita normale, negli affetti, nel lavoro, nelle relazioni con le persone, nelle amicizie, nelle piccole cose quotidiane?
Si, è possibile. Per alcune cose, come per il lavoro, almeno qui in Italia è più difficile, ma non impossibile. Amicizie, quelle non mancano almeno a me. Relazioni… difficile, ma non impossibile,
Cosa vedi per il tuo futuro?
Il mio futuro, se resto in questo paese non riesco a vederlo. Prima o poi andrò da qualche parte dove troverò un lavoro come una persona di solito fa e allora potrò dire di essere serena. Non che oggi non lo sia, ma il lavoro manca, e questo distrugge. Non mi stanco e la notte non dormo per assenza di sonno. E’ dura ma prima o poi sono fiduciosa che ce la farò a realizzarmi. Presto o tardi.
Se tu dovessi fare un appello alle persone, cosa diresti?
Direi… Non abbiate paura. Qui non si tratta di omotransfobia. Fobia vuol dire paura. Non si può aver paura di una trans o di un omosessuale. Cercate di informarvi come persone che davvero vogliono mettersi nei panni di chi davvero ogni giorni in autobus, in strada viene preso in giro o picchiato. Provateci. E subito dopo chiedetevi perché queste cose accadono ancora oggi. Poi datemi una risposta.
Bellissima la mia prima intervista, grazie mille per il riscontro che ha ottenuto e alla solidarietà delle persone che si sn dimostrate tanto tanto carine 🙂