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Francesco, il tassista della solidarietà

le buone notizie ai tempi del Coronavirus – Pisa 45, il taxi che durante il lockdown porta le medicine agli anziani con la Rete del Quartiere 4

La scorsa settimana abbiamo parlato della Rete di Solidarietà del Quartiere 4, che  in questi difficili mesi di Coronavirus ha messo in sinergia volontari, associazioni, parrocchie, persone bisognose. Avevamo poi detto quanto questo network sia importante durante il lockdown per portare le medicine e la spesa a casa a tutte quelle persone anziane o malate che non potevano e non dovevano uscire. Così in questa galassia della fratellanza, nelle settimane in cui solo pochissimi potevano sconfinare dal proprio Comune, era spuntata la figura di un tassista: «Prezioso è anche il supporto di un volontario, tassista, che può ritirare ricette fuori territorio, a Scandicci, e portarle a persone che abitano nel Quartiere 4.  Si occupano inoltre di intermediarie farmaci e pacchi alimentari  tra Scandicci e Firenze» ci avevano detto dalla segreteria.  Incuriositi, abbiamo voluto rintracciarlo e intervistarlo: Francesco  Bonaiuti, alias Pisa 45, ha passato queste settimane durissime per la categoria ad aiutare chi aveva bisogno. Isolottino con licenza taxi su Sesto, lavora su tutta l’area metropolitana, tuttavia in queste settimane la sua Cinquecento L ha lasciato il solco in via Lunga davanti alla Farmacia Pegna e in via Vivaldi davanti all’Asl.

 

Francesco, perché lo stai facendo?

«Beh… mi dò da fare in qualche altra maniera. Fino a settimana scorsa non si poteva sconfinare di comune; però la categoria nostra è un servizio essenziale e lavorando su tutta l’area metropolitana sono potuto andare a prendere i farmaci all’Asl di Scandicci, oltre che nella Ztl di Firenze, quando c’era bisogno. Sono state talmente rare le chiamate, in queste settimane, che mi sono mosso più per i farmaci che per i clienti».

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Beh, ma cosa ti ha spinto e ti spinge a continuare a farlo, ogni giorno?

«Ci sono tante persone che ti ringraziano, capisci che hanno bisogno, ed aiutarle mi fa piacere. Non ce la facevo a stare a casa, volevo rendermi utile, faccio mille attività e sono attivo in parrocchia. Volevo dare concretamente una mano».

 

Come e quando sei venuto a sapere di questa necessità?

«A inizio lockdown, a metà marzo. Su Facebook. Mi son messo in contatto con Raffaella della Rete di Solidarietà ed è cominciato questo volontariato».

 

Ci sono situazioni, episodi che ti sono rimasti particolarmente impressi?

«Sono tante. Soprattutto sono nati tanti rapporti di fiducia che vanno oltre la consegna. C’è una signora che non potendo uscire di casa, mi chiama spesso e le vado a buttare via la spazzatura. Un’altra che a Pasqua mi ha voluto regalare l’ovetto di cioccolata.  Altre persone ti lasciano le caramelle fuori dall’uscio».

Adesso si intravede la luce in fondo al tunnel. Alcune  aperture al lockdown sono state date e probabilmente altre saranno date settimana prossima. Continuerai a fare volontariato per la Rete di Solidarietà anche dopo l’emergenza?

«La priorità è sicuramente ricominciare a lavorare quanto più possibile,  perché sono due mesi che non lavoro; ma vorrei comunque  continuare a fare attività di solidarietà anche dopo, perché questa esperienza mi sta dando molto».

 

 

La nostra attività è possibile anche grazie al sostegno di queste attività di quartiere
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