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Cascine, hanno vinto gli spacciatori

All'indomani dei due vigili feriti continua lo spaccio e la malavita. Una dose di droga costa meno di un pacchetto di sigarette

Durante il servizio anche un tentativo di scippo al cronista

Cascine, il giorno seguente all’aggressione dei tre vigili nulla è cambiato. Anzi, è forse pure peggio. Lo spaccio continua impunemente alla luce del sole. Pomeriggio caldo di fine lockdown, accesso finalmente consentito, e sono tante le famiglie  che decidono di fare una passeggiata al parco, abbondano i tanto vituperati runner. (Quasi) tutti con mascherine, distanze  rispettate. Arriviamo a fare questo servizi con le più rosee aspettative. Già al ponte della tranvia  però ci sale la mosca al naso. Un ragazzo di colore se ne sta appoggiato alla spalletta, ci ammicca, vuole attirare la nostra intenzione. Non raccogliamo lo sguardo e proseguiamo lungo i binari della tranvia.

Arrivati in viale degli Olmi, ci dirigiamo verso la fermata T1 Cascine Carlo Monni. Si spalanca di fronte a noi il consueto girone dantesco.  Non meno di una cinquantina di ragazzi africani assembrati a gruppetti di quattro, cinque persone lungo tutto il sentiero pedonale. Alcuni in bicicletta fanno la staffetta tra un gruppetto e l’altro, mascherina giù, per niente preoccupati dalle disposizioni del Dpcm. Non facciamo venti metri, che il primo gruppetto già ci offre la prima dose. Facciamo finta di niente andiamo avanti, entriamo nella zona calda. Abbiamo tutti gli occhi addosso. Ci sentiamo come topolini capitati  una colonia felina.  Difficile fare fotografie senza essere sgamati, riusciamo a fare un solo scatto da lontano, fingendo di  spippolare al cellulare.

Dobbiamo affrontare questo assembramento dove siamo letteralmente assaliti dalle proposte dei mercanti di stupefacenti. Un vero suk della droga. Ci viene offerto di tutto, con insistenza: in meno cinquanta metri si moltiplicano le offerte di  fumo, erba, eroina. Uno spacciatore con i rasta, atteggiandosi in stile Bob Marley  ci taglia la strada in bicicletta e ci ferma: ci vuole vendere con insistenza una dose di marijuana a cinque euro.  Scena già vista, pari pari, dal collega settimana scorsa. Meno di un pacchetto di sigarette, pensiamo. Una trasgressione allettante per un qualsiasi adolescente lasciato innocentemente andare a fare una passeggiata al parco dalla mamma. Nel frattempo un altro, da dietro, sbatte non troppo casualmente la mano sul nostro borsello. Prontamente riusciamo a spingere via la mano e ritrarci dallo scippo.

Siamo quasi usciti dal delirio, intravediamo la luce in piazzale Vittorio Veneto. Qualche pusher continua a seguirci e provare con insistenza. E qui vediamo la scena finale, a monito dell’inferno a cui ci accingiamo a uscire, molto scossi: una tossicodipendente si sta impunemente bucando appoggiata alle inferriate del Meccanò. Proprio là dove due giorni fa, il Comune se ne è uscito in pompa magna con idee da giardino del paradiso per il futuro. Ma il presente continua a essere un inferno degli ultimi.

spaccio cascine (2)

Servizio finito pensavamo. E invece no. Tornando verso l’Isolotto,  all’angolo tra la pista ciclopedonale lungo l’arno in via Baccio Bandinelli e il ponte della tranvia, un altro pusher sta passando qualcosa in mano a un giovane. Non ci vuole molta fantasia a capire che è l’ennesimo spacciatore. A poco è servita l’operazione di ieri pomeriggio. Hanno vinto loro.

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