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Gatto Isolotto 2018, Romeo e Patrizia

Romeo è il primo arrivato a Gatto isolotto 2018 insieme a Lucky.  E si racconta a Isolottolegnaia.it insieme ai suoi padroni Patrizia e Riccardo, lanciando un appello…

Romeo, con 63 like, è il nostro Gatto Isolotto 2018 decretato da voi. Successo che ha voluto condividere ex aequo con Lucky, che si è classificato a 62 like. Come promesso siamo stati a intervistarlo insieme ai suoi padroni, Patrizia e Riccardo.

Romeo ha conosciuto la durezza della vita fin da quando è venuto al mondo: «La mia padrona Patrizia mi ha trovato dentro un cassonetto, davanti alll’Eselunga, nel 2006 – ha esordito Romeo – Avevo pochi giorni. I padroni di mia mamma gatta, gente senza cuore, egoisti senza alcun valore della vita, mi avevano chiuso in un sacchetto dell’immondizia e gettato insieme ai rifiuti, vivo. Ero disperato. Piangevo, piangevo, ma ormai ero allo stremo .  Ma se fino ad allora avevo dagli umani avevo ricevuto solo dolore, da quel giorno per la prima volta ho sperimentato l’amore che possono donare. Avevo solo la forze di emettere qualche flebile lamento. Patrizia mi sentì e subito capì: si mise a rovistare tra i rifuti, finché non mi trovò. In tanti prima di lei, incuranti del mio pianto fino ad allora avevano richiuso quel cassonetto, non volendo sentire quelle mie richieste di aiuto. Non sentendo, o più probabilmente non volendo sentire. Patrizia invece ha un cuore troppo grande per non sentire, quando chiedi aiuto. Quando mi tirò fuori dall’immondizia ero così magro, denutrito e senza forze che sembravo un pipistrello, mi racconta sempre. Si vedevano tutte le ossa. Mi portò subito dal veterinario che mi curò e in poco tempo mi rimisi in forze».

La foto che ha decretato Romeo primo arrivato 63 like
La foto che ha decretato Romeo primo arrivato 63 like

«Da quel giorno cominciarono anni felici, insieme ai miei padroni Patrizia e Romeo e insieme alle altre due mice di casa,  Champagne e Lulù, che diventarono subito le mie sorelline. E che casa: una bellissimo appartamento al pianterreno in una piccola strada secondaria, che affaccia su un bel prato condominiale dove ho fatto tante corse, salti, esplorazioni. Fino a quella maledetta domenica di maggio dello scorso anno».

«Come tutti i felini sono un esploratore. E volevo vedere cosa c’era al di là di quel recinto del nostro condominio. Vedevo sempre un altro bellissimo prato, pieno di farfalle da cacciare, angoli inesplorati da vistare, odori da annusare. Ma soprattutto cercavo il fresco e lì c’era il giardinetto ombreggiato del condominio accanto. Il sole era allo Zenith e non tirava un filo di vento. Com’era caldo quel giorno! Vidi che c’era un buco nella rete, quel giorno.  Come potevo resistere?»

«Mi sono infilato furtivamente in quel buco.  Credevo fosse un paradiso inesplorato e invece… purtroppo il cancello di quel condominio viene tenuto sempre aperto e quel giorno, anche se non poteva, approfittando della grande area verde privata, una padrona ci aveva portato il suo cane.  Una di quelle padrone che neanche tiene il proprio cane al guinzaglio. Una pratica pericolosissima tollerata dai più, perché troppo spesso si fa passar per libertà ciò che invece è irresponsabilità e menefreghismo; incoscienza dei padroni dei cani di cui io ho pagato le conseguenze. Ero tranquillo a dormicchiare sotto un albero, a godermi il fresco dell’erba e dell’ombra. Prima che me ne potessi rendere conto, un grosso cane è arrivato di corsa da in fondo al prato e mi si è avventato addosso, ha cominciato a sbranarmi e a scuotermi, mi voleva uccidere. E in tutto questo la sua padrona, non gli diceva niente e anzi se l’è svignata!»

«Quando Patrizia mi ha visto, da come ero messo male stava per svenire. I miei padroni non hanno la macchina, era domenica, tutti i veterinari dell’Isolotto erano chiusi. Perciò mi hanno messo nel trasportino e mi hanno portato in una clinica per animali che era aperta, hanno trovato un’amica che ha dato loro un passaggio in auto.  Ero pieno di morsi, di sbrani, di buchi.  Sono rimasto in ospedale quattro giorni. Il cane mi aveva strattonato per una zampa causandomi una lussazione. Purtroppo il dottore non mi ha reinserito l’osso in sede entro le 48 ore come andrebbe fatto, e ora avrò difficoltà a camminare tutta la vita. Mi dissero che dovevano amputarmi una zampa, ma la mia padrona li diffidò dal farlo. Non mi curavano adeguatamente in quell’ospedale, anzi, mi imbottivano di sedativi e basta, quando la mia padrona mi tornò a trovare ero completamente stordito.  Patrizia non voleva più lasciarmi lì. E loro non volevano rimandarmi da lei. Dovette firmare una liberatoria per riportarmi a casa e salvarmi la zampa».

«Sono stato sei mesi chiuso in casa. È stato un periodo terribile. Mi alimetava lei tramite siringa. Mi curava lei, quando mi svegliavo e piangevo tutta la notte. Ogni giorno mi portava dal mio veterinario, in day hospital, lui sì che è bravo. Mi hanno dovuto anche reinsegnare a camminare. In questo sono state incredibili anche le mie sorelline mice, che mi hanno insegnato proprio come si fa con i cuccioli».

«Da “Freccia Mille” come mi chiamavano prima i miei padroni, sempre impegnato a correre, saltare e giocare, sono diventato un gattino quieto e lento. Gli altri gatti del vicinato mi bullizzano: vedono che sono inferiore e se ne approfittano, è la crudentà della natura e devo accettarla. Il mio mondo è cambiato, si è ristretto, ho sempre bisogno dei miei padroni, ho paura a uscire da solo e voglio sempre che ci siano i miei padroni a controllarmi a vista ora se esco a fare due passi  nel cortile. Non sono più libero di corere come prima, neanche di fare una camminata senza timore. Vorrei perciò lanciare un messaggio:  nessuno si offenda ma per poter vivere bene, bisogna venirsi incontro tra padroni di cani e di gatti, cercare di capire le esigenze dell’altro senza litigi».

«Ma soprattutto bisogna pensare anche alla felicità degli altri: per questo ho deciso subito se per caso fossi arrivato primo io a Gatto Isolotto 2018, avrei voluto condividere  il trionfo con Romeo, secondo arrivato, l’altro gattino di 17 anni, trovatello come me».

 

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