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Interpol, polizia e operazioni internazionali, da Firenze parte un ciclo di incontri

Stamani a Villa Vittoria la Conferenza Regionale sulla Cooperazione Internazionale di Polizia, tra innovazione e prevenzione

Criminali italiani colti dall’altra parte del mondo, ma anche quelli stranieri, che avevano compiuto delitti all’estero credendo di farla franca in Italia, ma sono invece finiti in manette; arresti di latitanti all’estero, operazioni transnazionali che coinvolgono poliziotti di tutti e cinque i continenti, cosche mafiose internazionali sbriciolate da un lavoro congiunto. Tutto questo è possibile solo grazie alla cooperazione tra le Polizie di più Paesi.

Una cooperazione dove fa la sua parte con eccellenza l’Italia, grazie al fondamentale supporto del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia con il law enforcement operante a livello territoriale.

Di questo si è parlato stamani a Villa Vittoria nella Conferenza Regionale sulla Cooperazione Internazionale di Polizia, presieduta dal Prefetto Vittorio Rizzi, Vicedirettore generale della Pubblica Sicurezza, cui partecipavano  Prefetti della Regione Toscana, i vertici delle Forze di Polizia, della magistratura ed una rappresentanza dell’Interpol. Il convegno apre un ciclo di conferenze che interesseranno tutto il territorio nazionale,per fare il punto delle relazioni internazionali bilaterali e multilaterali di polizia e, assicurare agli operatori delle forze dell’ordine le nuove applicazioni, gli strumenti, le tecniche e best practices applicati alle indagini internazionali ed all’attività di prevenzione. Un approfondimento necessario sulle strategie di contrasto alle minacce criminali visto che sono sempre più carattere transnazionale,organizzato dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale.

“La complessità di un tema, come quello della dimensione internazionale del crimine, che incide sulla sicurezza delle persone e sulle loro paure – ha sottolineato il Prefetto Rizzi – richiede un approccio multilivello che va dallo sviluppo degli ambiti di cooperazione internazionale (bilaterale e multilaterale), all’arricchimento delle piattaforme e dei canali di comunicazione, al potenziamento dell’innovazione tecnologica, all’interoperabilità delle banche dati, ai progetti che riguardano particolari aree geografiche o minacce criminali, alla presenza negli organismi di governance delle agenzie internazionali. Se, dunque, condivisione, cooperazione ed innovazione sono parole chiave nelle relazioni internazionali per finalità di polizia, a monte di tutto c’è però la cultura, intesa come conoscenza profonda degli strumenti operativi non solo per combattere il crimine, ma per anticiparlo con un’azione preventiva di dissuasione o addirittura predittiva, grazie all’uso di sistemi di intelligenza artificiale capaci di restituire i profili geocriminali della minaccia.”

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