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Storia e gloria del Ponte alla Vittoria: dalla struttura ‘sospesa’ voluta dal Granduca alla versione attuale

Sono tanti gli aneddoti su uno dei principali ponti sull'Arno: dal dazio imposto dai francesi ai leoni in marmo dislocati altrove

Alzi la mano chi non ha mai attraversato il Ponte alla Vittoria, a piedi o in macchina, una delle arterie stradali principali dell’urbe fiorentina e che collega il Quartiere 4 ai Viali che portano al centro della città.
Il ponte in questione ha sempre avuto una centrale importanza fin dall’anno della sua prima costruzione, ovvero il 1835. Era noto come “San Leopoldo”, poiché fu il Granduca Leopoldo II di Toscana a voler questo importante collegamento tra le due rive dell’Arno. L’opera fu commissionata per la progettazione ai due fratelli francesi Marc e Jules Seguin, che nel 1825 avevano realizzato un ponte sul Rodano di non semplice realizzazione.

Inaugurazione del Ponte Sospeso a Firenze
Inaugurazione del Ponte Sospeso a Firenze

Il ponte aveva inoltre ricopriva una grossa importanza commerciale in quanto collegava due vie “regie“, la Pisana e la Livornese con la strada che andava verso Pistoia, la Pistoiese e univa la zona industriale del Pignone e la stazione ferroviaria Leopolda.
La prima struttura del ponte, che in una pianta del 1847 veniva indicato con il nome di “ponte di ferro”, era sospesa, come indica l’attuale e omonima via che porta direttamente in Piazza Taddeo Gaddi. Una vera e propria passerella sull’Arno quindi, realizzata in metallo, e ornata da quattro pilastri, ognuno dei quali era sormontato da un solenne leone in marmo, simbolo di Firenze e posto ad uno dei vertici del ponte. Quando il ponte fu modificato negli anni successivi, due dei quattro leoni furono spostati e possiamo trovarli all’imbocco del viale di Poggio Imperiale arrivando da Porta Romana. Le statue sono stati collocare più vicine al ponte, ovvero nel parco delle Cascine.

Uno dei leoni in marmo presenti al Parco delle Cascine
Uno delle leonesse in marmo presenti al Parco delle Cascine

Va ricordato che fino al 1914 per passare sul ponte si doveva pagare un dazio direttamente all’azienda francese che aveva realizzato la struttura. La tassa scattò quando le mura di Firenze vennero abbattute e vennero tagliati i Viali di circonvallazione. I fiorentini protestarono e ottennero il pedaggio gratis, ma dovevano comunque saldare il conto alla frontiera pecore e maiali per un centesimo a capo, cavalli e mucche per 5 centesimi e “vetture automobili” al costo di 40 centesimi.
Nei primi anni del ‘ 900 per migliorare la viabilità di persone, bestiame veicoli venne deciso di far partire la costruzione di un nuovo ponte in muratura a lato del vecchio che sarebbe stato demolito solo dopo l’inaugurazione dell’altro. La Prima Guerra Mondiale bloccò però il cantiere, che fu riaperto subito dopo la Battaglia di Vittorio Veneto del 1918, vinta dall’Italia contro l’Impero Austro-Ungarico, e che dette al ponte l’attuale patriottico nome, ovvero “Ponte alla Vittoria”, inaugurato nel 1932. Quest’ultimo venne però minato e abbattuto il 4 agosto 1944 dalle milizie tedesche che tentavano di rallentare l’avanzata degli alleati.
L’amministrazione militare dette ordine di ricostruirlo quasi immediatamente, con una struttura in cemento armato, parapetti di bronzo e tre arcate. Il nuovo ponte, nelle forme come lo conosciamo ora, fu inaugurato il 24 Settembre 1946 e mantiene lo stesso ruolo di collegamento strategico tra più aree urbane di Firenze e le altre vicine province.

Il Ponte alla Vittoria come appare oggi visto dal Lungarno
Il Ponte alla Vittoria come appare oggi visto dalle Cascine
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