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A tu per tu con Bonini #2 – Isolotto e Argingrosso, modelli diversi di periferia

La periferia dei condomini alveare, soffre strutturalmente di un malessere dovuto all'allentamento dei legami di comunità, l'anomia sociale di Durkheim? O è il centro storico a perdere il proprio senso di comunità?

Continua la nostra chiacchierata con lo storico e geopolitologo Gianni Bonini sulla glocalizzazione del nostro quartiere: le risposte locali alle sfide globali di questa parte della città

Pensiamo a quelle fasce del nostro quartiere più marginali, spesso stretti e spezzati tra Comuni, incastrati tra snodi autostradali, aree industriali, campagne lasciate a se stesse. Pontignale e Sollicciano, malamente cuciti tra Firenze e Scandicci, Cintoia e l’Argingrosso, in un pezzo di terra da sempre terra di confine tra gli argini dell’Arno e della Greve.  La periferia dei condomini alveare, soffre strutturalmente di un malessere dovuto all’allentamento dei legami di comunità, o per dirla in termini durkheimiani, crea i presupposti per l’anomia sociale?

Cominciamo col dire che, queste periferie, da un punto di vista urbanistico, come ho detto anche recentemente in una iniziativa che ha fatto Domus dove ho fatto uno spitch, purtroppo, hanno risentito del disordine della crescita urbana degli anni ’50-’60. L’Isolotto era la patria della comunità di Don Mazzi. Quando ero giovane ho fatto il doposcuola alla Casella, ero nei comitati di quartiere tra le case minime dell’Isolotto. Questa crescita urbanistica produsse comunque delle comunità che nella religione, nell’impegno sociale, nel dopo alluvione, avevano trovato dei legami: si erano costituiti appunto in comunità. Penso che pian piano per un fatto anche naturale, per un fatto di un cambiamento demografico e anagrafico,  abbiamo perso questa identità della comunità, anche se ho ancora alcuni amici che  condividono con me quelle storie vecchie, ma si parla di più di cinquant’anni fa. È una periferia da questo punto di vista più americana, più europea, perché non è che ci siano nel mondo sviluppato occidentale periferie che abbiano questi legami di comunità e di identità. L’Isolotto li aveva in virtù di una storia che veniva da lontano, della straordinaria fede e capacità di alcuni preti, don Mazzi appunto, don Gomiti, don Borghi..

via delle mimose isolotto vecchio (2)

I condomini dell’Argingrosso questo senso della comunità e dell’appartenenza non l’hanno mai avuta, semmai il senso di appartenenza alla comunità veniva dato, perché molte erano cooperative pubbliche e i loro legami erano dati dal posto di lavoro, non dal territorio in cui dormivano. 

via Massa

Cerco però di vedere anche il bicchiere mezzo pieno: in questa città vedo anche una modernità, un dinamismo, una vitalità che per esempio non vedo nel centro storico fiorentino, e questo indipendentemente da Covid. Ci tengo a dirlo, altrimenti si danno tutte le colpe al Covid. Nel centro storico fiorentino la vitalità umana è da mo’ che si è persa, perché è diventato una Disneyland rinascimentale.

(Continua…)

 

 

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