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Crocifisso di Donatello a Legnaia, parlano gli esperti

Il prezioso scrigno di Sant’Angelo a Legnaia, nel servizio della nostra Riccarda Guidi

Dopo la conferma  da parte della Diocesi, venerdì 6 marzo 2020 tre esperti del  settore hanno resa nota ufficialmente l’attribuzione a Donatello del Crocifisso ligneo anche da parte della Soprintendenza di Firenze, nel corso della presentazione dell’opera restaurata e ricollocata nella sua posizione originaria all’interno dell’Oratorio della Compagnia di Sant’Agostino nella Chiesa di Sant’Angelo a Legnaia.

Gianluca Amato, Anna Floridia e Silvia Benzi

Gianluca Amato, Anna Floridia, Silvia Bensi

Alla presenza di Anna Floridia (al centro della foto), funzionario della Soprintendenza responsabile della zona di Legnaia, che ha confermato la paternità di Donatello, l’opera è stata presentata dallo storico dell’arte Gianluca Amato, il cui merito dell’attribuzione al Maestro del Rinascimento va condiviso con un altro esperto del settore, Francesco Caglioti. In ogni caso, su ammissione della Floridia stessa «è soltanto grazie all’occhio esperto del funzionario che mi ha preceduto, la dottoressa Anna Bisceglia, e a quello di Gianluca Amato che sono riusciti ad evidenziare che sotto i pesanti strati di ridipintura c’era un’opera di Donatello»

A conferma dello studio approfondito che ha portato a questa straordinaria scoperta, e su gentile concessione di Gianluca Amato, le foto qui di seguito documentano le similitudini tra il volto di Oloferne nel gruppo scultoreo della Giuditta (Palazzo Vecchio, Sala dei Gigli) con quello del Cristo sofferente del Crocifisso di Legnaia.

Volti a confronto

Volti a confronto

Ugualmente il panneggio del perizoma del Cristo, liberato della pesante coloritura celeste di una precedente ridipintura, mostra le stesse intense modulazioni degli abiti sontuosi nel gruppo della Giuditta. Questi confronti dimostrativi verranno ampiamente illustrati da Gianluca Amato in una sua prossima pubblicazione.

Panneggi a confronto

Panneggi a confronto

Come ci ha illustrato la restauratrice Silvia Bensi il restauro ha richiesto oltre un anno di delicatissimo lavoro di pulitura necessario per rimuovere i pesanti strati delle varie ridipinture che sono state aggiunte nel corso dei secoli, intervento effettuato con l’utilizzo quasi esclusivo di solventi organici – l’azione meccanica della punta del bisturi solo eccezionalmente – vale a dire materiali che l’esperta ha creato lei stessa impiegando sostanze di acidità diversa a seconda degli strati su cui intervenire.

Statigrafia dell'incarnato

Stratigrafia dell’incarnato

Per esempio, specifica la restauratrice, «le ridipinture erano cinque, sia per l’incarnato che per perizoma e capelli: le prime due, le più recenti, a legante oleoso e le tre successive a legante proteico, intervallate da altrettante pellicole (cinque strati) di materie organiche alterate, alcune di tipo proteico (colle), altre di tipo oleo-resinose, per un totale di dieci strati significativi, al di sotto dei quali è stata trovata la stesura originale».

La pulitura degli strati pittorici ha permesso perciò anche di studiare la struttura dei pigmenti che sono stati inventati nel corso dei secoli, come per esempio il cosiddetto oltremare artificiale di cui era dipinto il perizoma, un colore che venne inventato nella seconda metà dell’Ottocento.

Prima del restauro

Il crocifisso prima del restauro

Oltre a rivelare il tratto originale di Donatello, come per esempio nel sanguinamento più realistico del costato, il restauro ha rivelato che all’interno dell’ampia cavità a cui si accede da un foro – originale – all’apice della testa del Cristo (il legno è stato reso cavo per rendere il manufatto più leggero ed agevolarne l’uso processionale da parte dei devoti) sono stati recuperati dei cartigli che sono ancora allo studio degli esperti.

Per concludere, come ha sostenuto ancora una volta con orgoglio il parroco Don Giancarlo Lanforti, l’attenzione e la cura che i parrocchiani hanno sempre avuto nei confronti del prezioso, ed allo stesso tempo fragile crocifisso, seppur senza conoscerne l’importante paternità, ci ha consentito di fruire ancora della bellezza del capolavoro di Donatello. Su appuntamento (telefonare allo 055 700583) è possibile partecipare a visite guidate all’oratorio.

La nostra attività è possibile anche grazie al sostegno di queste attività di quartiere
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