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Furto di via del Pollaiolo, la lettera della vittima

Storia di un furto, il giorno dopo essere visitatata dai ladri. La lettera della vittima a IsolottoLegnaia

«Una vita rovistata e sporcata. C’è mia cognata impaurita, c’è mia madre pallida con le lacrime agli occhi, c’è mio padre che fuma nervoso, ci sono due cani anziani, che ieri non erano presenti in casa, turbati e agitati anche loro. C’è la paura di non sentirsi più al sicuro nella casa dove sono cresciuta»

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di J., la donna di via del Pollaiolo derubata dai topi d’appartamento. Un atto di viltà quello dei ladri, uno stupro a chi ogni  giorno con fatica lavora per mettere da parte uno stipendio. Legnaia, il nostro quartiere, un tempo tranquilla periferia da middle class, non deve trasformarsi in un non-luogo, un sobborgo in preda all’anomia sociale, dove la microcriminalità all’ordine del giorno. Siamo tanto abituati a leggere dei furti da non dare più neanche il giusto peso alla parola furto. Ma nelle parole di J. ci sta tutta la disperazione, la miseria, il dramma umano di chi viene violato nel proprio nido, di chi in un giorno vede distrutta una vita.
«I miei genitori hanno più di sessanta anni. Mio padre lavora ancora, mia madre è in pensione dallo scorso maggio, dopo oltre 42 anni di lavoro, dopo aver cresciuto 3 figli, dopo essersi presa cura dei suoi genitori ed aver accudito i suoi nonni.  Ieri pomeriggio sono usciti per andare a prendere l’ olio nuovo e mia mamma aveva preparato fior fiore di pinzimonio e comprato il pane buono per mangiarlo tutti insieme.
«Invece quando sono tornati, hanno trovato la casa messa a soqquadro dai ladri, che hanno forzato il cancello, divelto un’inferriata, rotto un vetro e sono entrati a violare quanto è stato faticosamente costruito in quasi 50 anni di vita comune. Lo spettacolo che mi si è posto davanti quando sono corsa da loro dopo la telefonata allarmata di mia madre è stato deprimente e mortificante, faceva male agli occhi e al cuore: ci sono le foto mie e di mio fratello staccate dalle pareti e buttate in giro, c’è la biancheria, morbida e profumata, di mia madre buttata per terra, i cassetti rovesciati, i vestiti di mia cognata tirati giù dall’armadio, i libri di mio padre aperti e sparpagliati sul letto, le bottiglie di shampoo rotte, le impronte infangate in giro per casa, le scatole scoperchiate».
«Una vita rovistata e sporcata. C’è mia cognata impaurita, c’è mia madre pallida con le lacrime agli occhi, c’è mio padre che fuma nervoso, ci sono due cani anziani, che ieri non erano presenti in casa, turbati e agitati anche loro. C’è la paura di non sentirsi più al sicuro nella casa dove sono cresciuta, in quella casa che era della nonna che più ho amato al mondo e che ancora conserva tanti dei suoi ricordi, laddove i miei bambini vengono viziati e coccolati. C’è il fastidio nel vedere le proprie cose frugate da mani estranee.
Non siamo riusciti a dormire stanotte, non per la paura che quanto accaduto potesse avvenire di nuovo, anche perché la polizia stessa ci ha rassicurato sul fatto che, una volta passati da un appartamento, è difficile che i ladri vi ritornino, ma per il pensiero di quello che sarebbe potuto accadere se li avessimo sorpresi in casa, per il fastidio di sentirsi violati in quello che è il nostro rifugio sicuro, non a caso solitamente si usa l’espressione “sentirsi a casa” per indicare un luogo dove si sta bene e ci si sente protetti».
«Adesso rimetteremo tutto in ordine, ripareremo i danni, faremo la denuncia all’assicurazione e puliremo tutto, ma credo che prima di tornare a sentirsi a posto passerà un bel po’ di tempo. Fortunatamente in questo quartiere c’è anche del buono, e tanti sono stati gli amici ed i vicini di casa che si sono stretti attorno ai mei genitori e li hanno aiutati, anche solo con una parola di conforto».
La nostra attività è possibile anche grazie al sostegno di queste attività di quartiere
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