Il Pignone Rivoluzionario, storia di una delle più industriali comunità locali
Quando le correnti liberali, condannate dai governi centrali della Restaurazione, trovarono terreno fertile nel rione del Pignone

La zona del Pignone, la più “industriale” delle frazioni dell’antica Comunità di Legnaia, sede della fonderia omonima costruita nel 1842 fuori Porta San Frediano, lungo la riva sinistra del fiume Arno, è famosa per aver “dato i natali” al primo motore a scoppio della Storia, ideato da Eugenio Barsanti e Felice Matteucci nel 1856. La sua vicenda è nota a (quasi) tutti i nostri lettori (per ulteriori approfondimenti si consulti il seguente articolo).
Con questo articolo vogliamo raccontarvi le storie degli abitanti del Pignone che a partire dagli anni Trenta del XIX secolo, quindi prima della costruzione della fabbrica fiorentina, sposarono quegli ideali liberali condannati dai governi centrali.
Sappiamo, infatti, che nel 1833 un certo Giovanni Mercatelli venne arrestato dalle guardie granducali per aver distribuito dei testi “sovversivi” e di aver partecipato alle riunioni di un circolo “rivoluzionario” dei “Veri Italiani“, tra i cui membri vi erano lavoratori e lavoratrici della paglia.
Dai verbali dell’epoca, sappiamo che gli agenti di polizia granducale erano determinati a identificare l’autore del Bullettino del 28 marzo del 1833, un manifestino pubblicato dopo la soppressione – da parte di Leopoldo II e su pressione dell’Austria- dell’Antologia, la celebre rivista fondata da Giovan Pietro Viesseux nel 1821: l’autore del manifesto, rimasto nell’anonimato, aveva osato paragonare il Granduca di Toscana al duca di Modena Francesco IV, il quale esercitò il suo governo con un’impronta dittatoriale e sanguinaria. Il volantino in questione è opera di uno dei membri della cosiddetta “congiura della paglia“, della quale faceva parte anche l’operaio ed ex cappellaio del Pignone Giuseppe Magnelli. Costui, fattosi oste, aprì una locanda in piazza Piattellina, in Oltrarno; la sua locanda era frequentata sia da persone benestanti, che da individui appartenenti ai ceti più bassi della società, nonché da studenti originari di Legnaia e Firenze. E proprio nel capoluogo toscano Magnelli venne arrestato.
Nel Dizionario storico delle Comunità Toscane al tempo del Risorgimento (2016), alla voce Legnaia, si viene a sapere che all’epoca «vi era un terreno preparato per il crescente clima di rivendicazioni liberali che avvolse anche la Comunità guidata dal gonfaloniere e dottore Antonio Parigi, e ancor più nella fase di governo democratico, dall’ottobre del 1848 […], [quando] parvero aprirsi scenari diversi tra città e campagna nella stessa comunità». Infatti, se da un lato, quando sfilavano le truppe repubblicane dell’esercito toscano, queste venivano accolte calorosamente sia dai fiorentini che, sopratutto, dagli abitanti di Legnaia, dall’altro, si registrarono tumulti, nella stessa zona di Legnaia, contro il governo toscano.

Dopo la disfatta di Carlo Alberto a Novara, i moderati toscani rovesciarono il governo Guerrazzi (12 aprile 1849) onde evitare un’invasione austriaca, e richiamarono il Granduca nella speranza che egli avrebbe mantenuto le riforme precedentemente effettuate. La speranza tuttavia si rivelò vana: il tenente-feldmaresciallo Costantino d’Aspre, sceso da Parma con 18.000 soldati, saccheggiò Livorno e occupò Firenze. Pochi mesi dopo, Leopoldo II sbarcò a Viareggio, ma ebbe la pessima idea di venire scortato da truppe austriache e di indossare la divisa da generale asburgico.
Nei giorni successivi alla caduta del governo Guerrazzi, a Legnaia furono arrestati e condannati a un mese di reclusione due impiegati “rivoluzionari” del Pignone e del Gazometro, Donato Polidori ed Enrico Valentini, che avevano preso parte attivamente alle fila democratiche della Firenze dell’epoca. Nel luglio del 1849, un certo Fantechi del Pignone fu arrestato con l’accusa di aver litigato con un soldato austriaco.

Nel 1850, nel Pignone furono affissi dei manifesti antiasburgici, mentre l’anno seguente, a Monticelli e nello stesso quartiere del Pignone, alcuni manifestanti sventolarono le bandiere tricolori; in tale occasione, furono arrestati al Pignone Egidio Cantinelli e Natale Bertelli, colpevoli di aver distribuito dei volantini di natura “incendiaria”.
Oltre alla rigida oppressione esercitata dalle autorità locali nei confronti dei “rivoluzionari” del Pignone, la popolazione dovette affrontare anche la grave epidemia di colera che si abbatté sulla città nel 1855, causando numerosi decessi e scompiglio nella popolazione.
E sempre al Pignone, nel 1857 furono lanciati dei razzi tricolori; tre anni più tardi, la polizia arrestava un certo Egidio Cantinelli, reo di aver posseduto una settantina di copie di un giornale mazziniano clandestino.
La soppressione del comune di Legnaia nel 1865 non fermò i processi di diffusione delle vecchie e nuove ideologie, al punto che al Pignone, negli anni Settanta dell’Ottocento, le fonti dell’epoca riportano l’esistenza di una cellula della Società Internazionale. Nel decennio successivo si assisté alla nascita della Società Democratica del Pignone nel 1883 e del Circolo “Francesco Ferrucci” nel 1889, a riprova della radicata fede repubblicana della popolazione locale. Meritano infine una menzione speciale l’istituzione di varie associazioni di stampo cattolico, nate sulla scia della Rerum novarum di Leone XIII, e la diffusione dei principi socialisti.
Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medievale
Principali fonti bibliografiche consultate
V. ORGERA, G. BALZANETTI, L. ARTUSI, J. POLI, Firenze Il Quartiere di Santo Spirito. Dai Gonfaloni ai Rioni, Firenze, Alinea Editrice, 2000.
Le Comunità Toscane al tempo del Risorgimento. Dizionario storico, a cura di F. Bertini, Livorno, Debatte Editore, 2016.




