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L’appello: «Bloccato a Firenze con il figlio dal Dpcm, aiutatemi»

Antonio cerca qualcuno che possa aiutare lui e suo figlio a tornare a Potenza dalla famiglia. Era venuto a Firenze per delle burocrazie ed è rimasto confinato. La moglie è rimasta sola a dover pensare a bambina, suocera invalida e lavoro.

In questi giorni ci stiamo prodigando a raccontarvi le buone notizie ai tempi del Coronavirus, ma la storia che vi raccontiamo oggi, buona non è. Una di quelle storture della burocrazia, dove tra rimpalli di competenze non si sa di chi sia la responsabilità, il merito o la colpa. Eravamo andati tra le case popolari di via Canova, per continuare a seguire la nascita dell’associazione Isolotto vivo, il gruppo di aiuto alimentare nato dalla tenacia di Samuele con l’aiuto dei propri vicini. Ed è uno di questi volontari che abbiamo conosciuto: Antonio, che nonostante stia vivendo un dramma familiare enorme è  nel piazzale tra i casermoni con Samuele a distribuire pacchi.

Antonio è lucano, ma a vissuto all’Isolotto lungo tempo con la famiglia. Poi ha deciso di tornare a vivere in Basilicata. Un trasferimento obbligato, per stare dietro alla madre invalida, che stava ancora avvenendo proprio  nelle settimane precedenti al lockdown. Per sistemare le ultime faccende stava ancora facendo su e giù tra la provincia di Potenza e Firenze. E al momento del varo del Dpcm si è trovato dalla parte sbagliata d’Italia, con il figlio.

«Sono rimasto bloccato qui dall’11 marzo, all’Isolotto, e pure disoccupato – esordisce disperato Antonio –  Ho mia mamma di novant’anni giù insieme all’altra metà della mia famiglia, mia moglie e mia figlia. Io invece sono qui con mio figlio.  Ero dovuto tornare su per prendere un foglio per la pediatra per la mia bambina, che è ancora segnata qui.  Di punto in bianco mi sono trovato bloccato. Mi sono rivolto alla Protezione civile, ma mi hanno detto che la competenza era di Carabinieri e Vigili. Ho chiamato quindi loro e mi hanno detto che mi avrebbero dato il permesso di rientrare con mezzo proprio. Ma io la macchina non ce l’ho».

Fortunatamente ha un tetto sopra la testa, perché qui ha ancora la suocera: «Ci stiamo arrangiando da mia suocera, ma il problema non è solamente quello di essere rimanere a casa sua per settimane, con me disoccupato  – spiega Antonio – Il problema ancor più grosso è quello che ho mia madre disabile al 100% giù, e mia moglie è da sola che deve starle dietro; non è facile, anche fisicamente, per lei. Poi deve pensare anche alla bambina, lavorare. E anche il maschio, che è qui con me, non vede la mamma da settimane. Il primo pullman disponibile è il 4 maggio e ho già fatto i biglietti (rimborsabili, se trovo una soluzione prima), ma non posso lasciare mia moglie e mia madre sole altri venti giorni».

Perché i Dpcm susseguitisi in fretta e furia, in una giungla di ordinanze ministeriali, regionali e comunali, pur con i migliori intenti di salvaguardare il bene comune, mal si adattano a quei casi individuali praticolari. E quando siamo sessanta milioni di Italiani, i casi particolari sono decine di migliaia: poca chiarezza, difficoltà di adattamento alle fattispecie concrete portano inevitabilmente a una miriade di singoli drammi familiari. Chiunque possa aiutare Antonio e suo figlio a raggiungere la provincia di Potenza contatti questa redazione o l’associazione Isolotto vivo.

«Spero che la situazione si  possa sbloccare rapidamente e che possa ricongiungersi presto con la propria famiglia e lo ringrazio perché in questo momento, lontano da casa, con il pensiero degli affetti lontani, ha deciso di non perdersi d’animo ma di aiutare gli altri raccogliendo e distribuendo alimenti – commenta la presidente della Commissione politiche sociali  del Quartiere 4 Ilaria Tesi – Nel rigoroso rispetto delle regole, a cui si è scrupolosamente attenuto, spero possa riabbracciare presto la moglie, la figlia e la mamma purtroppo ammalata».

 

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