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La storia di Paolo Gentile-Farìnola di Scandicci, colui che salvò la Certosa del Galuzzo

Il marchese scandiccese ospitò artisti e intellettuali del Vecchio Mondo

Forse non tutti sanno che fu uno scandiccese, il marchese Paolo Gentile-Farìnola, a salvare la Certosa del Galluzzo. Nato a Firenze nel 1835, Paolo discendeva da una famiglia corsa che si era trasferita a Firenze negli anni intorno alla proclamazione di Elisa Bonaparte a granduchessa di Toscana: un suo antenato, Valentino Farìnola da Ajaccio (+ 1821), come ogni esponente della nobiltà che si rispetti, dopo una delle tante “gite fuori porta”, rimase affascinato dalla maestosità del Castello dell’Acciaiuolo di Scandicci. E dopo aver trattato con l’ultimo proprietario dell’immobile si impegnò a restaurarlo e ampliarlo. Purtroppo il gentiluomo corso morì prima che si concludessero i lavori da lui commissionati; fu infatti il nipote, Francesco Maria Gentile, “erede universale” del Farìnola, a supervisionare il cantiere dell’Acciaiuolo. All’inizio dell’Ottocento i Gentile-Farìnola vollero rendere omaggio a Napoleone, anche lui originario della Corsica, inserendone il ritratto tra le decorazioni neoclassiche della “sala della Mongolfiera” del castello scandiccese.

Anonimo pittore fiorentino o francese, 'Testa di Napoleone', inizio XIX secolo, Scandicci, Castello dell'Acciaiolo, Sala della Mongolfiera.
Anonimo pittore fiorentino o francese, ‘Testa di Napoleone’, inizio XIX secolo, Scandicci, Castello dell’Acciaiuolo, Sala della Mongolfiera. Foto dell’autore.

Nella capitale del Granducato, Francesco Maria riuscì a inserirsi nel “salotto buono” della città, facendosi eleggere deputato del Popolo Toscano e sposando Marianna Capponi, figlia dell’illustre Gino, che fu più volte ospite dei Gentile-Farìnola in quel di Scandicci. Dalla loro unione nascerà Paolo. Insomma un pedigree di tutto rispetto, il suo.

Ma adesso veniamo al nocciolo della questione.
Nel 1867 Palazzo Vecchio pensò di spostare il cimitero comunale, allora situato a Trespiano, località situata a circa 6 km di distanza dal capoluogo toscano, alla Certosa del Galluzzo.
Non dimentichiamoci che la Certosa era da poco entrata a far parte dell’elenco dei monumenti nazionali. Eppure rischiava di venir mutilata. Ma il marchese di Scandicci, all’epoca primo cittadino del Galluzzo, e la sua giunta si opposero fermamente a tale richiesta.
Nella relazione del 5 giugno 1867, la giunta Gentile-Farìnola, dopo aver fatto presente alla prefettura di Firenze e al Ministero della pubblica istruzione (antenato dell’odierno Ministero della Cultura) quali danni avrebbe comportato un evento del genere- sia dal punto di vista estetico, sia per quello prettamente sanitario- si batté “con le unghie e coi denti” per salvaguardare l’integrità dell’immobile storico. Alla fine il comune di Firenze fece ‘dietrofront’ e la Certosa del Galluzzo si salvò.
Veduta della certosa del Galluzzo. Da Wikipedia.
Veduta della Certosa del Galluzzo. Da Wikipedia.

Nella seconda metà del XIX secolo, Paolo Gentile-Farìnola trasformò le sue dimore scandiccesi e fiorentine in veri e propri cenacoli, aprendo le porte ad artisti e intellettuali italiani ed europei.

Tra i suoi ospiti, in questa sede, desideriamo menzionare la scrittrice e attivista dei diritti degli animali britannica Ouida (pseudonimo di Marie Louise Ramé), che scelse di ritirarsi a Villa La Nerlaja non solo immergersi nell’otium caro agli antichi Romani, ma anche per sfuggire ai creditori, e Giovanni Fattori, che per “arrotondare” il suo stipendio, si trasferì a Villa Bellavista, immersa nelle verdi colline di Casignano, impartendo lezioni di disegno alla figlia del Gentile-Farìnola, donna Eleonora.

Del soggiorno scandiccese del maestro, oltre a una veduta della campagna di Casignano dominata dalla villa dei Gentile-Farìnola, sono sopravvissuti dei disegni e sonetti che Fattori riunì in una raccolta intitolata Quaderni Farinola.

Ancora all’inizio del XX secolo, quando ormai il marchese Paolo era passato a miglior vita, le sue ville continuarono ad essere frequentate dalle punte più alte della cultura del Vecchio e del Nuovo Mondo: il pittore statunitense John S. Sargent, amico di Folco, figlio di Paolo e Natalia Corsini, visitò più volte Villa Torregalli insieme a Sir William Blake Richmond, Wilfrid e Jane de Glehne, e ne immortalò il giardino nel dipinto At Torregalli: Ladies in a garden, oggi esposto alla Royal Academy of Arts di Londra.

 

John S. Sargent, At Torregalli: Ladies in a garden. Fu la vedova del pittore a donare il dipinto alla Royal Academy of Arts di Londra negli anni Trenta del secolo scorso.
John S. Sargent, At Torregalli: Ladies in a garden, inizio XX secolo, Londra, Royal Academy of Arts. Da WikiArt.
Giovanni Fattori, Villa di Casignano, fine XIX secolo. Da Wikipedia.
Giovanni Fattori, Villa di Casignano o Gentile-Farìnola, fine XIX secolo. Da Wikipedia.
Dopo servito Casellina e Torri prima come consigliere comunale e poi come sindaco, nel 1887 il Gentile-Farìnola partecipò alla parata organizzata per celebrare l‘inaugurazione della facciata di Santa Maria del Fiore (alla presenza di Umberto e Margherita di Savoia), travestendosi da “cavaliere del secolo XV”.
Il marchese si spense a Firenze nel 1897.
Leonardo Colicigno Tarquini, storico dell’arte medioevale.
 Bibliografia consultata
L. BORTOLOTTI, G. DE LUCA, Come nasce un’area metropolitana, Firenze, Alinea Editrice, 2000;
Il Castello dell’Acciaiolo a Scandicci, a cura di M. De Vita, Lavis (TN), 2010;
Ghirlandaio. Una famiglia di pittori del Rinascimento tra Firenze e Scandicci, catalogo della mostra (Scandicci, 2010-2011), a cura di A. Bernacchioni, Firenze, Edizioni Polistampa, 2010.
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Leonardo Colicigno Tarquini

Leonardo Colicigno Tarquini si è laureato con lode in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Firenze. Al centro dei suoi interessi c'è il Medioevo, sia quello autentico, sia quello di reinvenzione. Nel 2018-2019 ha diretto, insieme ad alcune associazioni culturali fiorentine e scandiccesi, il progetto "Scandicci Open Villas", il cui obiettivo consisteva nella valorizzazione dei beni culturali del territorio. Ha preso inoltre parte alla produzione di un docufilm sulla Pieve di San Giuliano a Settimo.

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