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‘Paolo Rossi lo adottammo come un ragazzo di Monticelli, ma era anche una leggenda’

I ricordi di un cinquantenne Monticelli: «Allora il calcio era meno show e i calciatori più umani, pareva possibile giocare nel quartiere dove era cresciuto uno che giocava al mondiale»

Riceviamo e pubblichiamo il ricordo di Marco di Bari, monticellino oggi cinquantenne, su Paolo Rossi, il campione calcistico mondiale  scomparso ieri. Rossi, come emerso stamattina da un nostro articolo,  aveva infatti mosso i suoi primi passi proprio a Monticelli, sui campi della Cattolica Virtus.
«Paolo Rossi lo ricordo specialmente per il sorriso semplice, genuino e per la sua esultanza dopo i gol. Sì, saltava a braccia alzate proprio come si faceva noi da bambini, noi che si giocava dove capitava. Verso la fine degli anni ’70 tra Soffiano e Monticelli si trovavano spazi ancora per giocare in strada o in qualche campo di sassi e buche. Rossi era nominato da tutti i ragazzi del quartiere già quando “esplose” nel Lr Vicenza. Come se chi lo diceva fosse il primo a saperlo, come se fosse stato uno di noi altri, ci dicevamo l’un l’altro che era cresciuto nella Cattolica Virtus, la squadra del quartiere insieme alla Reman, quest’ultima però meno blasonata. Perché no, forse poteva davvero essere stato uno di noi… Lo avevamo adottato come fosse un ragazzo di Monticelli, ma era anche una leggenda. Allora il calcio era meno show e i calciatori più umani, pareva possibile giocare nel quartiere dove era cresciuto uno che giocava al mondiale. 
Rossi non perse mai quel suo modo di giocare e di parlare sempre senza arroganza, senza presunzione. Noi poi crescemmo in fretta mentre Paolino (non era ancora Pablito) si trovò nel il calcio-scommesse e poi andò alla Juve. Col Mondiale dell’82 gli perdonammo tutto, un po’ si sperava che si facesse perdonare, ma lui superò le attese. E come si faceva a non ritrovarlo dei nostri quando, seppellito dai compagni esultanti dopo il suo gol, chiedeva loro di far più piano per non essere schiacciato? A volte una cosa del genere poteva capitare, a giocare in strada»
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