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Americani a Firenze e Scandicci: l’architettura e le opere d’arte presenti sul territorio

Dal monumento a George Washington al Parco delle Cascine alla prima coca-cola consumata a Scandicci: quando Firenze e i suoi dintorni scoprirono il Nuovo Mondo e viceversa.

Con questo articolo vorremmo “puntare il riflettore dell’importanza” sul rapporto tra gli artisti americani e Firenze e Scandicci. Ma facciamo un passo indietro nel tempo.

Tra i Padri Pellegrini, approdati nel 1620 nell’odierno Massachusetts, non c’era spazio per la pittura. Costoro, oltre a essere profondi conoscitori della Bibbia, erano imbevuti di cultura classica: nella Repubblica, Platone si lancia in una condanna che investe la scultura e la pittura perché non sono altro che imitazioni (ingannevoli) della Natura, la quale, a sua volta, imita la Verità del mondo delle idee. La filosofia platonica trovò piena corrispondenza nella religiosità dei Pilgrim Fathers (apparteniti alla fazione puritana), i quali, da bravi protestanti, fecero del canto liturgico l’unica espressione artista degna di lodare Dio. Tuttavia, come si suol dire, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola; e, per nostra fortuna, qualche artista del Vecchio Mondo si portò dietro tavolozze e pennelli per ritrarre i britannici “d’Oltremare”.

Anonimo, la signora Freake e la figlia Maria, 1674.
Anonimo, la signora Freake con la figlia Maria, 1674. Da Wikipedia.

La produzione scultorea era appannaggio di abili artigiani e legata soprattutto alla produzione di arredi domestici e decorazioni funerarie, sia durante che dopo la dominazione britannica. Infatti, nel 1783Benjamin Franklin scrisse una lettera a un suo amico europeo sconsigliandolo di recarsi negli States in cerca di committenti, poiché la classe dirigente americana non era (ancora) abbastanza ricca da permettersi maestose opere scultoree come quelle europee. Inoltre, non dobbiamo dimenticarci che nel paese non vi erano né collezioni di arte antica, né cave di marmo da cui estrarre tale materiale.

La situazione mutò alla fine del XVIII secolo, quando molti giovani americani si recarono in Italia per completare la loro formazione. Nel 1819 a Firenze venne fondata un’agenzia consolare che divenne il punto di riferimento di quegli artisti e intellettuali del Nuovo Mondo residenti in Toscana, attratti, come i sudditi di Sua Maestà Britannica, dalle risorse artistiche della città del giglio e dal verde e dal silenzio dei suoi dintorni. In particolare sulla collina di Bellosguardo si ritirarono lo scultore Horatio Greenough – autore del celebre Monumento a Washington (1840), oggi esposto al National Museum of American History di Washington D.C., la cui fama arrivò alle orecchie di Gino Capponi, il quale commissionò all’artista una versione “in miniatura” dell’opera, andata purtroppo perduta – e il romanziere Henry James.

Greenough, che nella città di Dante aveva aperto uno studio e aveva acquistato la cinquecentesca Villa Belvedere “al Saracino” a Bellosguardo, villa frequentata anche dal James che vi ambientò la storia di un ricco connoisseur nel romanzo Roderick Hudson (si rimanda a questo articolo per ulteriori approfondimenti). E sempre a Bellosguardo lo scrittore statunitense frequentò il cenacolo anglo-americano allestito da Isa Bladgen – descritta dal James come una «piccola signora dal sangue indiano» – nella quattrocentesca Villa Brichieri-Colombi.

Rembrandt Peale, Ritratto di Horatio Greenough.
Horatio Greenough ritratto da Rembrandt Peale. Da Wikipedia.
Villa Borgherini.
Villa Borgherini. Da Wikipedia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Anche John S. Sargent, uno dei più importanti pittori americani del secondo Ottocento, frequentò non solo le zone più suggestive di quello del quartiere 4 di Firenze, ma anche l’odierno Comune di Scandicci. Nato a Firenze nel 1856, Sargent era un uomo affascinante e ricco; parlava fluentemente italiano, francese e tedesco e coltivò lo studio del pianoforte. Un’immagine quindi lontana dallo stereotipo dell’artista povero in canna che vive e lavora in una gelida mansarda.

Dopo aver avviato i propri studi a Firenze e a Roma, egli si perfezionò con Carolus-Duran. All’inizio del secolo scorso fu più volte ospite dei Gentile-Farìnola di Scandicci nella Villa di Torregalli, come specificato in questo articolo, della quale immortalò il bel giardino in un quadro oggi esposto alla Royal Academy of Arts di Londra. Tra l’altro, non tutti sanno, che in questa villa, durante l’ultimo conflitto mondiale, si acquartierarono dei soldati afroamericani, e si racconta che i proprietari della villa siano stati i primi scandiccesi a bere la coca-cola. La variante locale, la “President’s Kola”, prodotta nello stabilimento di Roveta, verrà lanciata sul mercato solamente nel secondo dopoguerra.

 

John S. Sargent, At Torregalli: Ladies in a garden.
John S. Sargent, At Torregalli: Ladies in a garden. Da WikiArt.

All’inizio del secolo scorso, a Rinaldi, in quel di Scandicci, la monumentale Villa Antinori di Monte Aguglione, costruita, secondo la tradizione, sui resti della casa di quel «villan d’Aguglion» noto per aver introdotto il “puzzo” dei brogli e della baratteria nella Firenze dantesca, venne ristrutturata da Nathalie Antinori e dall’architetto e collezionista italo-americano Egisto Paolo Fabbri jr, che in questa villa riunì un’importante collezione di dipinti impressionisti.

Villa Antinori di Monte Aguglione.
Villa Antinori di Monte Aguglione.

 

 

 

Infine segnaliamo che alle Cascine, tra il Piazzale Kennedy e il Viale Washington, sorge il monumento al primo presidente americano (realizzato su disegno dell’architetto Ezio Zalaffi), di gusto neoclassico, commissionato nel 1932, come specificato nella lapide sottostante, dagli americani residenti a Firenze, per celebrare il secondo centenario della nascita di Washington.

Tra l’altro, secondo una antica leggenda, Washington avrebbe inserito le bande bianco-rosse nella bandiera dei futuri Stati Uniti, dopo aver osservato il (presunto) stemma di Ugo di Toscana, colui che, sulla base di un’altra antica leggenda che circolava già ai tempi di Dante e del Villani, avrebbe elevato al rango nobiliare molte famiglie fiorentine, fra cui i Pulci e i Nerli, concedendo loro il privilegio di adottare il proprio stemma- costituito, infatti da bande verticali bianco-rosse– a patto che i nobili fiorentini apportassero delle modifiche al summenzionato stemma.

Monumento a Washington di Ezio Zalaffi (1932).
Monumento a Washington di Ezio Zalaffi (1932). Foto propria.

 

Il presunto stemma di Ugo di Toscana. Foto Wikipedia.
Il presunto stemma di Ugo di Toscana. Da Wikipedia.

 

 

 

 

Leonardo Colicigno Tarquini

Bibliografia consultata

I Dintorni di Firenze. Arte, Storia, Paesaggio, a cura di A. Conti, Firenze, La Casa Usher, 1983.

L’Arte Americana, in La Storia dell’Arte, 28 voll. collana diretta da S. Zuffi (La Biblioteca di Repubblica), vol. XVI, Milano, Mondadori Electa S.p.A., 2006.

M. BUSSAGLI, Arte americana, 1620-1913, in “ArteDossier”, allegato al n. 240 (gennaio 2008), Milano-Firenze, Giunti Editore S.p.A., 2008.

 

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Leonardo Colicigno Tarquini

Leonardo Colicigno Tarquini si è laureato con lode in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Firenze. Al centro dei suoi interessi c'è il Medioevo, sia quello autentico, sia quello di reinvenzione. Nel 2018-2019 ha diretto, insieme ad alcune associazioni culturali fiorentine e scandiccesi, il progetto "Scandicci Open Villas", il cui obiettivo consisteva nella valorizzazione dei beni culturali del territorio. Ha preso inoltre parte alla produzione di un docufilm sulla Pieve di San Giuliano a Settimo.

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