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Oratorio di San Carlo: 12 anni dopo la demolizione

Lungarno del Pignone: fino a pochi anni fa esisteva l’Oratorio di San Carlo Borromeo

Eretto per onorare i morti della peste del ‘600. Demolito nel 2000 per far spazio alla modernità: la linea 1 della tramvia

Un luogo di cui sfumano i ricordi. Tra indifferenza e promesse mancate

Il Pignone

L’oratorio di San Carlo non esiste più. Era parte integrante dell’area del Pignone. Il nome deriva da una grossa pigna in muratura costruita in rinforzo alla riva del fiume. Quando l’Arno era navigabile, vi attraccavano le barche con i navicelli che scendevano o risalivano il fiume. I lavori per la linea 1 della tramvia hanno cancellato buona parte delle tracce di questo passato.

Emanuele Repetti scrive nel Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana (1830): “Fu probabilmente a questo luogo dato il nome di Pignone per esser quivi da tempo immemore il Porto d’Arno per lo scalo dei navicelli che recano merci da Livorno a Firenze o viceversa, medianti i pignoni o sproni dei muraglioni costruiti sulla ripa sinistra del fiume”.

oratorio di San carlo Borromeo lungarno del Pignone

Più avanti: “il borgo del Pignone è una popolazione ognora crescente di robustissima gente della classe attiva de’ navicellai, barrocciai e spedizionieri”. Anche lo storico Giampiero Carrocci nel 1907 parla del Pignone: “Gli scali del porticciuolo sussistono tuttora, per quanto oggi sia cessato quasi affatto questo genere di navigazione”. Sempre Carrocci parlava delle strutture religiose della zona citando anche l’oratorio. La Chiesa di Santa Maria al Pignone fu per lungo tempo il punto di riferimento per i fedeli del rione.

La prima chiesa del rione fu in realtà Santa Maria in Verzaia. Questa si trovava nell’attuale via Pisana sulla sinistra uscendo da Porta San Frediano ma fu distrutta nell’assedio di Firenze del 1529. Quindi la parrocchia fu spostata dentro le mura: nell’Oratorio di San Lorenzino.

Alla soppressione dell’Oratorio di San Lorenzino avvenuta nel 1785, dove si insediò il laboratorio dello scultore Lorenzo Bartolini (esponente di spicco del Purismo italiano), la chiesa parrocchiale fu proprio l’Oratorio di San Carlo Borromeo al Pignone. Questo fu eretto sopra un cratere dove furono sepolti i morti della peste del ‘600. 

Poco tempo dopo fu soppresso anche questo. Il 10 ottobre del 1785 però il Granduca Pietro Leopoldo, impegnato fino ad allora più a sopprimere chiese che a realizzarne di nuove decretò la costruzione di una nuova chiesa per i fedeli del borgo. Si trattava della chiesa di Santa Maria Assunta al Pignone. Venne consacrata nel 1787.

Quella zona non era retta da Firenze al tempo. Esisteva infatti la comunità di Legnaia, istituita nel 1808 in seguito all’annessione della Toscana all’Impero francese ed abolita con l’Editto 27 giugno 1814. Fu ripristinata con il ritorno del Granduca e sciolta definitivamente con l’ampliamento della città per Firenze Capitale. Esistevano anche le comunità del Pellegrino di Careggi, di Rovezzano e di Brozzi.

La demolizione dell’oratoriolungarno del Pignone punto in cui sorgeva l'oratorio di San carlo Borromeo demolito per far posto alla tranvia

La demolizione dell’oratorio fu assai contestata. Si mobilitò il Gruppo di Forza Italia in Comune con Jacopo Bianchi e al Q4 con Simone Billi e il comitato Laportaccanto diretto da Antonio Lenoci. Si trattava infatti come ben comprensibile di un’opera dall’alto valore simbolico e culturale per il rione. Fonti raccolte da Isolotto Legnaia riferiscono vi fossero ancora tracce di affreschi dentro. Adesso sorge una domanda: perché una volta demolito, l’oratorio non è mai stato ricostruito? E i materiali che la componevano dove sono andati?

Pignone 2

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Lorenzo Somigli

Giornalista, copywriter, ufficio stampa, social media manager. Innamorato della parola. Mai smettere di comunicare!

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