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Le 10 cose che non sai sulla storia medioevale di Isolotto e Legnaia

Ma anche Pignone, Ponte a Greve, Monticelli celano una storia molto antica. Uno dei periodi più affascinanti fu quello tra Medioevo e Rinascimento, tra castelli, ville, bandite di caccia, sistemi difensivi e tante curiosità

Altro che periferia contemporanea! Il nostro quartiere ha una storia ben più antica. Basti pensare che era abitato fin dalla preistoria, e alcuni tracciati come la via Pisana erano utilizzati forse già in epoca pre-etrusca. Fu certamente ben importante in epoca romana, di cui si conservano ancora molte testimonianze.

 

Il Ponte a greve in via Pisana, da tempo immemore via di collegamento tra Firenze e la costa

Il Ponte a greve in via Pisana, da tempo immemore via di collegamento tra Firenze e la costa

Uno dei periodi più affascinanti e caratterizzanti, poi, fu quello medioevale: la periferia non è solo una distesa di palazzoni, anzi, è tuttora un reticolo di strade antiche e centri storici medioevali.

via San Bartolo a Cintoia amngolo via Santa maria a Cintoia borgo oratorio

Il borgo di San Bartolo a Cintoia, dal caratteristico impianto medoevali, ha origini ancora più antiche: il suo nome deriva infatti dai centurioni romani. Leggi Il borgo di Cintoia, la pensione dei soldati romani

Successivamente visse a pieno il Rinascimento, fino ad arrivare in epoca contemporanea, quando fu un luogo centrale nella rivoluzione industriale.

Gasometro del Pignone

Il gasometro, simbolo della rivoluzione industriale nel quartiere

Ripercorrere tutta la storia sarebbe impossibile in un articolo, non basterebbe un’enciclopedia. Ci concentriamo così sul periodo forse più caratterizzante, quello medioevale e rinascimentale, ben consci che anche questo sarà solo un assaggio. Perciò peschiamo dieci perle, random:

  1. In tutta la porzione Sud Ovest di Firenze, coincide sostanzialmente con il nostro quartiere 4, vi erano numerosi castelli e case torri a difesa tanto della pianura che delle colline sovrastanti. Di alcuni di questi si trova ancora traccia. E là dove non si trova traccia, ce lo ricordano i toponimi: uno tra tutti? Via delle Torri, a ricordo delle imponenti costruzioni turrite che controllavano questa strategica piana. Per saperne di più leggi I castelli tra Legnaia e Monticelli: i rioni medievali del Quartiere 4
    Villa Vogel
    Villa Vogel in via delle Torri
  2. Ovviamente queste costruzioni difensive non avevano solo la funzione di difendere il territorio circostante, ma anche quella di fermare o quantomeno rallentare l’avanzata degli eserciti nemici verso Firenze. Oltre ai castelli, una funzione fondamentale rappresentavano le strade. Spesso  crediamo che nel medioevo si facessero strade strette e tortuose per vezzo; invece esse erano progettate specificatamente così, con appositi studi, volti a creare curve difficili per non far girare le macchine da guerra delle armate avversarie, che rimanessero controsole al nemico far appostare gli arcieri fiorentini a favore di tiro, ripide e sdrucciolevoli per rallentare bovi e cavalli. Esempi eccezionali di questo li abbiamo nelle strade che dalla Greve vanno verso Porta Romana, nella zona di Marignolle e Bellosguardo. via di san vito collinare (5)
  3. L’ultima estrema difesa, poi erano le mura, con le quali il nostro quartiere confina. Quella che vediamo tra il Torrino di Santa Rosa e piazza Tasso e che poi prosegue fino a Porta Romana, è quella che tradizionalmente chiamata la terza cerchia, ed è il tratto meglio conservato, perché la maggior parte sono state abbattute ai tempi di Firenze capitale per far spazio ai viali di circonvallazione, su progetto dell’architetto Giuseppe Poggi che si ispirò ai boulevard parigini. ma gli storici non sono affatto concordi che si tratti effettivamente della terza: dalle mura costruite attorno al primo castrum romano tra il 15 e il 30 avanti Cristo, quando la città aveva poche migliaia di abitanti, alla cinta che vediamo oggi, si attribuiscono fino a sei cerchie murarie alla città, a seconda delle definizioni e di ciò che si considera un incremento delle precedenti o una nuova cerchia. Certo è che le esigenze di allargare le mura era sempre più frequente, sia per l’espansione demografica e urbanistica della città, sia per l’avanzare delle tecnologie militari offensive che richiedevano parallelamente una risposta delle tecnologie difensive. mura di Santa Rosa (2)
  4. Per realizzare questa cinta, fu necessario oltre mezzo secolo, dal 1282 al 1333. Essa è tradizionalmente attribuita all’architetto Arnolfo di Cambio, una vera archistar dei suoi tempi, cui si attribuiscono tra gli altri anche i progetti  della torre di Palazzo Vecchio e il Duomo, ovvero i due edifici per antonomasia simbolo del potere fiorentino, rispettivamente quello temporale e secolare. In realtà, certamente, Arnolfo non poté fare un progetto così mastodontico da solo e sembra accreditata anche la mano di altri architetti, tra cui Giotto e di Andrea Pisano.
    Viale Ariosto
    Viale Ariosto
  5. Le mura non avevano solo funzione difensiva, ma anche di controllo economico. le porte erano infatti anche delle “dogane“, cui pagare tributi all’arrivo di merci in città. In epoca moderna, poi, all’espandersi del territorio fuori dalle mura e con l’annessione dei Comuni circostanti a Firenze tra cui quello di Legnaia, anche la cinta daziaria si allargò, arrivando a estendersi per ben 33 chilometri. Le barriere del dazio di consumo, ovvero l’Imposta indiretta sui beni che circolano da un comune all’altro, erano presenti anche nel nostro quartiere: ne facciamo un approfondito servizio in questo articolo: L’antica cinta daziaria del Quartiere 4. 
     Dazio di via Palazzo Dei Diavoli
    Dazio di via Palazzo Dei Diavoli

     

  6. Tuttavia, castelli e ville, stavano anche a controllo della pianura circostante, dicevamo; e a buon  diritto, vista la fertilità di questa campagna. Talmente era fertile, che era rinomata per le sue verdure, soprattutto i cavoli: infatti era detta Verzaja. Centinaia di campagnoli passavano ogni mattina Porta San Frediano per andare a vendere i loro ortaggi. Dall’esperienza agricola millenaria, proprio qui, non a caso, nacque dai contadini la Cooperativa di Legnaia (leggi qui la storia della sua fondazione), che sembrava destinata a finire lo scorso anno, ma adesso è risorta a nuova vita (leggi questo articolo per ripercorrere tutta la vicenda).
    Il portone della storica sede della Cooperativa di Legnaia, ricordata adesso da una targa
    Il portone della storica sede della Cooperativa di Legnaia, ricordata adesso da una targa
  7. I contadini lavoravano, è vero; ma i signori trovavano questo questa campagna amena anche per la villeggiatura e la caccia. Tra le ricche famiglie fiorentine che avevano le loro ville qui per cercare frescura fuori dalle mura della città,  c’erano gli Strozzi, i Pandolfini, i Capponi, i Carducci, i Martelli, i Mannelli, gli Antinori e financo rami cadetti dei Medici. Era nota la bandita di caccia di Legnaja, dove i nobili fiorentini amavano esercitare l’arte venatoria. In particolare, prima della costruzione dell’Argingrosso, quando queste aree erano ricche di boschi paludosi, si veniva a caccia di acquatici. Per approfondire leggi L’Isolotto prima dell’Argingrosso.
    villa Carducci Pandolfini, che fu palagio di Guardavia
    Villa Carducci Pandolfini, che fu palagio di Guardavia
  8.  Se gli uomini andavano a caccia, le donne amavano dedicarsi a rilassanti passeggiate al pomeriggio. Una delle più romantiche, che lascia tutt’ora traccia, la possiamo trovare in via del Ponte Sospeso, nel parcheggio dell’Esselunga. Qui un lungo pergolato di glicini arrivava fino all’Arno e sotto vi passeggiavano le dame raccontandosi storie d’amore. parte di quel glicine sopravvive ancora e lo possiamo trovare sopra ai carrelli, dove ogni tanto le signore di zona si fermano a scambiare qualche chiacchiera e confidenza dopo la spesa: la storia non è poi così cambiata. Per approfondire leggi Villa Capponi Tempi, la signoria dimenticata.
  9. Strade, campagne ma anche acqua: l’Arno era la vita del quartiere, la principale via di comunicazione con il mare e il resto del mondo, e qui vi era il suo porto. Per approfondire leggi Il porto del Pignone e Porto leopoldino, una ricostruzione mai partita. Intorno vi era cresciuto un vero e proprio borgo, per così dire, marinaresco, di cui vi sono ancora ampie tracce. Per approfondire leggi Il Borgo dei Navicellai. Neanche a dirlo, un’intera comunità viveva dell’Arno, sull’Arno e con l’Arno, grazie ai barchini, di cui ancora oggi troviamo le rimesse. Leggi I 5 antichi mestieri dell’Arno scomparsi
    Una delle strade del borgo dei Navicellai
    Una delle strade del borgo dei Navicellai
  10. Un grande via vai, nel Medioevo e secoli successivi nel nostro quartier, insomma. Ma dove alloggiavano tutti questi pellegrini? Essenzialmente , molti trovavano un riparo grazie alla Chiesa. innanzitutto, molte chiese soprattutto sulla via Pisana, avevano un porticato proprio per permettere di ripararsi, per chi passasse una notte all’addiaccio. Un esempio visibile è tuttora presente a San Pietro a Monticelli, all’angolo tra via Pisana via di Soffiano, che proprio a questo scopo ha un ampio loggiato sul sagrato (leggi: San Pietro a Monticelli tra storia e aneddoti: dal soggiorno di Santa Caterina da Siena al Crocifisso miracoloso); e mantiene oggi più che mai questa vocazione, in quanto la Caritas parrocchiale fornisce assistenza e accoglienza a molti senzatetto di zona. C’erano poi gli spedali, che soprattutto lungo la via Pisana erano moltissimi. Ne facciamo un’excursus in questo articolo: Spedali fiorentini, un’esperienza plurisecolare di assistenza. Il più noto, e ancora ben individuabile, proprio lungo la Pisana, era lo spedale del Cappone alla Federiga, cui abbiamo dedicato un articolo.
    Spedale del Cappone
    Spedale del Cappone

 

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