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Le 7 cose che non sai sugli Etruschi nel Quartiere 4 di Firenze

Gli Etruschi sono il popolo antico più caratterizzante dell'immaginario toscano. Essi furono presenti anche a Legnaia, Isolotto, Monticelli, Soffiano

Dopo l’articolo su Le 10 cose che non sai sulla storia medioevale di Isolotto e Legnaia ci avete scritto in molti, chiedendoci altre curiosità antiche, anzi, ancora più antiche. Potevamo non accontentarvi? Siamo andati quanto più in là potevamo, portandovi alla scoperta dell’epoca forse non più antica di tutti (per andare ancora indietro leggete Com’erano Isolotto, Legnaia e Soffiano nella Preistoria), ma certo la più caratterizzante della toscanità e probabilmente la più affascinante e misteriosa: quella etrusca. Godetevi quindi le sette cose che forse non sapete sugli Etruschi nel Quartiere 4 di Firenze!

  1. La piana di Legnaia, lo abbiamo detto più volte, era paludosa e malsana, e tale rimase sostanzialmente fino alla costruzione dell’Argingrosso, a partire dal ‘500. I toponimi ci ricordano la vocazione lacustre di questa pianura, primo tra tutti il rione per antonomasia del quartiere: Isolotto; la bonifica di questo acquitrino cominciò proprio con gli Etruschi che furono i primi scavare dei canali per regimentare le acque, alcuni dei quali sono ancora ricalcati dall’attuale sistema idrico.
    Parco dell'Argingrosso, il laghetto tra i cespugli
    Parco dell’Argingrosso, il laghetto tra i cespugli

    Osservando il laghetto nel parco si può avere una vaga idea della natura paludosa di questa pianura

  2. Nonostante si impegnassero per manutenere la pianura, probabilmente i piccoli nuclei di Etruschi che “abitavano il Quartiere 4”, avevano scelto, parimenti ai loro connazionali di Fiesole di là dall’Arno, di stare sulle colline. Questo per motivi di salubrità climatica, malaria e di difesa. Ovviamente se tali nuclei abitati vi erano, erano piccolissimi villaggi neanche paragonabili a città come Fiesole. Tuttavia è possibile che vi fosse anche qualche insediamento nella pianura soggetta a frequenti alluvionamenti: in centro, durante degli scavi in via del Proconsolo, nel 2003, furono ritrovate tracce di buche databili all’epoca etrusca molto simili a quelle che servivano per alloggiare i pali delle palafitte, come riferito in “Firenze etrusca”, libro di di Giovanni Spini ed Enio Pecchioni edito da Press & Archeos nel 2011.
    panorama di Bellosguardo, sulla colline del Quartiere
    Panorama di Bellosguardo, sulla colline del Quartiere
  3. Un tracciato che conduceva verso la costa era presente già precedentemente, ma via Pisana cominciò a diventare una vera e propria importante via di comunicazione in epoca etrusca, diventando il principale asse coast to coast tra il Tirreno e l’Adriatico dell’Etruria (per approfondire leggi: 7 curiosità su via Pisana che forse non sai). via pisana (1)
  4. Gli Etruschi non passavano solo dalla terra, ma anche dall’acqua: prima ancora del porto del Pignone, ve n’era un altro, più a monte, nel tratto d’Arno tra Ponte alle Grazie e Ponte Vecchio, circa all’altezza di piazza Mentana, che forse fu già utilizzato in epoca etrusca. Solamente in epoca successiva, si spostò più a valle, per consentire in passaggio di imbarcazioni leggermente più grosse, motivo per cui si sviluppò qui molti secoli dopo un borgo portuale. Certo è, tanto che approdassero in centro piuttosto che al Pignone… per andare verso il mare, gli Etruschi dall’Isolotto dovevano transitare!
    Il tratto d'Arrno al Pignone, tra il Ponte alla Vittoria e il ponte della Tranvia, dove si trovava il porto probabilmente già utilizzato in epoca romana
    Il tratto d’Arrno al Pignone, tra il Ponte alla Vittoria e il ponte della Tranvia, dove si trovava il porto probabilmente già utilizzato in epoca romana
  5. Tracce di una necropoli etrusca sembra siano state trovate sulla collina di Monte Oliveto, tra il parco del Boschetto e i campi soprastanti, come riferito dallo storico Giampaolo Trotta in “Sant’Angelo a Legnaia”, ma probabilmente suffragato anche dal ricordo di alcuni dei più anziani abitanti del posto che vagamente testimoniano il ritrovamento non meglio specificato di “antichi cocci” durante dei lavori di scavo avvenuti nel Dopoguerra nelle campagne qui intorno al parco.
    Le campagne di Monte Oliveto appena sopra il parco del Boschetto
    Le campagne di Monte Oliveto appena sopra il parco del Boschetto
  6. Dalle antiche formazioni a tumulo ancora visibili in epoca medioevale, si ipotizza possa essere derivato il nome del rione di Monticelli: i “monticelli” in questione potrebbero non riferirsi alle vicine prime colline, ma bensì dalla presenza di alcuni rilievi artificiali realizzati per proteggere le tombe nel VII secolo dai Romani, che tendevano a rispettare i simboli sacri delle culture che assorbivano. Per approfondire leggi: La necropoli etrusca perduta di Monticelli.
    Parco del Boschetto a Villa Strozzi
    Parco del Boschetto a Villa Strozzi
  7. Il cipresso è l’albero per antonomasia del paesaggio collinare toscano e caratterizza fortemente anche le nostre colline di Bellosguardo, Marignolle e Soffiano, tanto da ritrovarsi in tanti toponimi del quartiere: Villa dei Cipressi,  Villa degli Arcipressi, via degli Arcipressi. Esso fu importato qui proprio dagli Etruschi, che lo consideravano un albero sacro, simbolo, per la sua forma slanciata verso l’alto, del passaggio dalla vita terrena a quella ultraterrena. Proprio per questo lo piantavano vicino alle necropoli, ovvero i loro cimiteri: un’usanza che si è tramandata nei millenni e che si è diffusa tra molte culture, come quella greca – che spiegarono questa usanza attraverso il mito del giovane Ciparisso, che fu trasformato in questo albero cui dette il nome per aver ucciso per errore il suo fidato amico cervo, cosicché potesse vegliare e piangere per sempre sulla sua sepoltura – poi in quella romana e in quella cristiana. Ancora oggi nelle nostre “moderne necropoli” si utilizza quest’albero: lo possiamo ritrovare al cimitero di Soffiano, di Ugnano e di Sollicciano. Il mantenersi di simbologia funebre ha tuttavia anche spiegazioni pratiche: il cipresso è uno dei pochi alberi che non ha radici che si espandono in orizzontale, ma in verticale, perciò non rischia di scoperchiare le tombe, e al contempo è abbastanza rustico e resistente.
    Villa dei Cipressi a Bellosguardo
    Villa dei Cipressi a Bellosguardo
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